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Questo studio è il risultato di una ricerca comune di Elif Lab e VoteWatch Europe.


In attesa dell’imminente voto sul referendum costituzionale, gli esperti stanno cercando di prevedere quali potrebbero essere gli sviluppi politici in caso di una vittoria del “no” e, quindi, di una sconfitta del Primo Ministro, Matteo Renzi. In questa analisi, ci siamo soffermati sulle possibili coalizioni tra i principali partiti politici italiani. Di conseguenza, abbiamo selezionato 20 voti chiave e analizzato come i parlamentari italiani hanno votato sulle stesse tematiche sia nel Parlamento italiano e in quello europeo, allo scopo di individuare potenziali divergenze nel tasso di corrispondenza tra i voti dei partiti politici italiani nelle due assemblee legislative.

Questo confronto è reso possibile dalle due diverse logiche operanti all’interno delle due assemblee. Infatti, all’interno del Parlamento italiano, il comportamento di voto di un partito politico varia a seconda del fatto di fare parte o meno dell’opposizione o della maggioranza, mentre nel Parlamento europeo i deputati sono più liberi di votare secondo i propri valori fondamentali (essendo meno limitati dalle alleanze nazionali).

La nostra ricerca mostra che:

  • Per quanto riguarda certi voti, c’è una divergenza tra le posizioni adottate in Italia e quelle assunte a Bruxelles
  • Il Partito Democratico è spostato più a sinistra nel Parlamento europeo rispetto al Parlamento italiano, in particolare per quanto riguarda la politica estera e la politica ambientale
  • D’altra parte, Forza Italia è più centrista nel Parlamento europeo rispetto al Parlamento italiano e in quest’ultimo tende a votare più frequentemente con la Lega Nord

Di conseguenza, il tasso di corrispondenza tra i voti nel Parlamento italiano è spesso, anche se non sempre, determinato dalla differenziazione tra partiti di governo e partiti di opposizione. I voti nel Parlamento europeo suggeriscono che nonostante la loro attuale vocazione centrista del partito guidato da Matteo Renzi in Italia, gli europarlamentari del Partito Democratico rimangono molto progressisti per quanto riguarda l’ambiente e le questioni economiche e sociali. Gli europarlamentari di Forza Italia risultano in compenso più liberali sulle questioni economiche e moderatamente conservatori sulle questioni sociali.

Questo risultato mostra che, nonostante le contingenti posizioni politiche nel panorama nazionale, i principali partiti italiani sono ancora ad alcuni valori di fondo che guidano le loro scelte in contesti meno strutturati. Ciò indica delle prospettive interessanti sul futuro assetto politico in caso di un eventuale caos politico provocato dal risultato referendario. Questi risultati mostrano la possibilità di uno spostamento a sinistra del Partito Democratico e la conseguente formazione di una coalizione con i partiti di sinistra (malgrado il suo recente spostamento verso il centro). Forza Italia, d’altra parte, potrebbe cercare di attrarre il suo elettorato tradizionale, moderato e allo stesso tempo distanziarsi dall’atteggiamento lepenista del suo più grande alleato: la Lega Nord. Questo dipenderà anche da molti altri fattori che sono difficili da prevedere, anche se è importante ricordare che l’attuale assetto politico italiano è di natura transitoria, in attesa delle prossime elezioni con una diversa legge elettorale.

Introduzione

Il 4 Dicembre 2016 l’Italia andrà al voto per decidere se promuovere o bocciare la sua più recente riforma costituzionale, fortemente voluta dal premier Matteo Renzi. Sarà un referendum particolarmente importante, dato che il leader del Partito Democratico ha in passato esplicitamente legato il destino del suo Governo all’esito della votazione. Il risultato della consultazione sarà decisivo per la sua carriera: in caso di vittoria, Renzi potrà essere considerato uno dei capi di governo con la più forte legittimazione a livello europeo, in caso di sconfitta dovrà al contrario far fronte a una forte pressione a dimettersi come aveva inizialmente promesso, aprendo così scenari incerti per il futuro della politica italiana.

Benché il referendum riguardi principalmente il funzionamento interno del sistema politico italiano, le istituzioni dell’Unione Europea stanno prestando una notevole attenzione agli sviluppi di quanto sta accadendo in Italia. Infatti, nonostante la retorica piuttosto aspra di Matteo Renzi contro i burocrati di Bruxelles, il suo governo è attualmente considerato come l’opzione più tollerabile da parte delle istituzioni europee e da molti governi nazionali. Infatti, il principale partito di opposizione, il Movimento 5 Stelle guidato dal comico Beppe Grillo, in caso di vittoria elettorale si è già espresso a favore della convocazione di un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’area euro. Una prospettiva così spaventosa per gli altri leader europei da portarli a tollerare Renzi, nonostante i suoi continui attacchi contro le loro posizioni su diversi temi (austerità, Russia, immigrazione, ecc.). Anche le ottime prestazioni del partito di estrema destra, la Lega Nord, che sta cercando di presentarsi come una versione italiana del Front National di Marine Le Pen, contribuiscono a rafforzare l’immagine di Matteo Renzi come unico appiglio per i moderati e i sostenitori dell’Unione Europea.

A livello nazionale, però, i giochi politici sono molto più complessi.

Da un lato abbiamo un centrodestra che sta tentando di ricomporsi: Forza Italia spera che l’alleanza con la Lega Nord, che si muove sempre più verso l’estrema destra, non allontani il suo elettorato moderato di riferimento. La Lega Nord, dal canto suo, spera invece che Forza Italia non voglia coinvolgere nuovamente gli ex compagni di partito ora confluiti in Area Popolare (partito noto anche come NCD-UdC) e in questi anni principali alleati di Renzi al governo, contro i quali la Lega ha giurato battaglia.

Dall’altro, le posizioni centriste verso cui Renzi ha portato il Partito Democratico e il suo approccio spregiudicato alla politica indispettiscono i componenti “storici” del partito, alcuni dei quali sono fuoriusciti per formare un nuovo soggetto di Sinistra. Inoltre, molti gruppi e associazioni tradizionalmente vicini al Partito Democratico, come il più grande sindacato italiano (CGIL) e l’associazione che rappresenta i partigiani (ANPI) si stanno fortemente impegnando contro la sua riforma costituzionale.

Pertanto, ci possiamo porre delle domande le cui risposte sono cruciali per la definizione del futuro della politica italiana: l’alleanza con Area Popolare è destinata a tenere? Il Partito Democratico ha ormai stabilmente intrapreso quella che è una sorta di terza via blairiana?

Con lo spettro di un rimpasto di Governo o peggio, di una nuova tornata elettorale alle porte, la composizione dei due schieramenti sembra uno dei temi principali, anche per capire come questi potranno fronteggiare il Movimento 5 Stelle, per mesi dato nei sondaggi come primo partito.

Per rispondere a queste domande abbiamo provato a capire come si muovano questi partiti in un contesto differente, meno legato alle dinamiche maggioranza/opposizione: il Parlamento europeo.

Metodologia

Abbiamo preso in considerazione 20 voti chiave che riguardano 20 argomenti su cui vi è stato un voto tanto nel Parlamento italiano quanto nel Parlamento europeo e abbiamo confrontato le alleanze e le posizioni nelle due assemblee dei sei principali partiti italiani.

Per quanto riguarda il Parlamento italiano, abbiamo scelto di analizzare 20 delle oltre 18000 votazioni elettroniche svoltesi alla Camera dei Deputati dall’inizio della legislatura. Tutti i 20 voti si sono tenuti durante il periodo di Governo Renzi. Abbiamo studiato il voto su diversi tipi di atti (proposte di legge, mozioni, risoluzioni, ordini del giorno, emendamenti), presentati dai diversi gruppi parlamentari (5 dal Partito Democratico, 5 dal Movimento 5 Stelle, 3 dalla Lega Nord e 7 dagli altri gruppi).

Non tutti questi voti possono essere considerati “voti chiave” nell’attuale dinamica politica italiana: sia perché alcuni tipi di atti sono considerati meno importanti rispetto ad altri (ad esempio gli ordini del giorno) sia perché alcuni argomenti trattati non sono al centro del dibattito politico italiano. Nonostante questi elementi, questi voti rappresentano una fonte preziosa per individuare le preferenze politiche.

Per quanto riguarda il Parlamento europeo, abbiamo adottato una metodologia analoga, analizzando 20 voti su diversi tipi di atti. Inoltre, abbiamo considerato i voti espressi dai tre eurodeputati eletti nella lista L’Altra Europa con Tsipras mettendoli a confronto con quelli di Sinistra Italiana — Sinistra Ecologia Libertà nel Parlamento italiano.

Questi due movimenti non corrispondono in maniera esatta. Sinistra Italiana — SEL (che era solo SEL all’epoca) ha però supportato l’Altra Europa con Tsipras alle elezioni europee: i due partiti rappresentano quindi un’area politica molto simile e sono perciò messi a confronto in questa analisi.

Sotto, potete trovare due mappe che rappresentano sia le posizioni degli europarlamentari italiani, sia quelle delle membri della Camera dei Deputati sui voti chiave analizzati nel testo.

Ciascun punto sulla mappa rappresenta il comportamento di un parlamentare rispetto all’insieme dei 20 voti chiave.

La vicinanza tra due punti è indice di una maggiore o minore somiglianza nel comportamento di voto di due parlamentari: due parlamentari che hanno votato allo stesso modo in molti dei 20 voti chiave risultano vicini sulla mappa.

La grandezza di ciascun punto è proporzionale alla percentuale di presenze del parlamentare nelle 20 votazioni elettroniche.

Per vedere le mappe interattive con le posizioni esatte dei Parlamentari italiani cliccate sulle immagini sottostanti:

Clicca sull’immagine per vedere la mappa interattiva
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La situazione politica nel Parlamento Italiano

Investito dell’incarico a Febbraio 2014, Matteo Renzi ricopre il ruolo di Primo Ministro da ormai più di due anni e mezzo.

La maggioranza a sostegno del Governo, ereditata dal precedente Governo Letta e consolidata da Matteo Renzi, si fonda principalmente sull’accordo tra Partito Democratico e Area Popolare (partito guidato dal ministro dell’interno Angelino Alfano), oltre che da partiti numericamente più piccoli come i partiti centristi Scelta Civica e Centro Democratico alla Camera e Italia dei Valori e PSI al Senato.

I principali attori dell’opposizione sono, invece, Forza Italia (FI), Movimento 5 Stelle (M5S), Lega Nord (LN) e Sinistra Italiana — SEL (SI-SEL), oltre a un nutrito gruppo di partiti e formazioni parlamentari più piccole.

È interessante notare come questi partiti in genere tendano a votare insieme contro il Partito Democratico su tutti i principali atti proposti dalla maggioranza di Governo, ma si differenzino tra loro nel voto sugli atti presentati da uno dei partiti di opposizione (rispetto ai quali la coalizione di Governo si esprime quasi sempre in maniera contraria).

Si può quindi osservare come l’opposizione si divida in due poli.

Il primo polo è composto da Forza Italia e dalla Lega Nord, mentre l’altro è rappresentato dal Movimento 5 Stelle e da Sinistra Italiana-SEL.

Ciò che è peculiare di questa situazione è che i 5 Stelle risultano vicini alla sinistra, ma in realtà non appaiono lontani nel comportamento di voto nemmeno dalla Lega Nord, solitamente descritto come un partito di destra.

Anche oggi, insomma, l’Italia presenta un panorama politico frammentato, con una maggioranza di governo composta da due partiti ideologicamente diversi e, di contro, opposizioni multiple che si ricompattano in caso di voto su atti presentati dal Governo e si riallontanano nei voti su atti presentati dai partiti di opposizione.

Nel frattempo, Matteo Renzi combatte una guerra interna al suo partito, anche in merito alla nuova legge elettorale. Il Movimento 5 Stelle, invece, cerca di non cadere vittima dei propri successi elettorali e della propria inesperienza politica. Infine, sul fronte di centrodestra si pensa a nuovi progetti e alleanze con lo scopo di cambiare gli equilibri alla prossima tornata elettorale, ma ci si continua a scontrare con la mancanza di un leader riconosciuto.

La situazione politica nel Parlamento Europeo

In seguito alle elezioni del 2014, 7 liste italiane hanno ottenuto la rappresentanza nell’ottava legislatura del Parlamento europeo: il Partito Democratico (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici), il Movimento 5 Stelle (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta), Forza Italia (Partito Popolare Europeo), la Lega Nord (Europa delle Nazioni e della Libertà), il Nuovo Centrodestra (Partito Popolare Europeo), l’Altra Europa con Tsipras (Sinistra Unitaria Europea/ Sinistra Verde Nordica), e con un solo deputato, il Partito Popolare Sudtirolese (Partito Popolare Europeo). Le delegazioni italiane sono distribuite all’interno di 6 gruppi politici europei, che rassembrano parlamentari provenienti da diversi paesi che condividono le stesse idee politiche. Per i partiti politici nazionali, essere membri di una delle famiglie politiche del Parlamento europeo è di fondamentale importanza, dato che esse controllano la distribuzione di rapporti sui documenti legislativi e l’elezione degli europarlamentari alle più alte cariche del Parlamento europeo.

Diversamente da quanto accade negli Stati membri dell’UE, nel PE non c’è un marcata differenziazione tra maggioranza e opposizione. I gruppi politici formano le coalizioni in base alle singole questioni che si presentano di volta in volta. Tuttavia, la Commissione Europea (che potrebbe essere considerata come una sorta di “governo europeo”) viene sostenuta dai gruppi politici centristi (EPP, S&D e ALDE), anche perché le posizioni euroscettiche dei gruppi più radicali (sia a destra che a sinistra) rendono impossibile un loro rapporto di collaborazione con la Commissione europea. Inoltre, secondo i dati forniti da VoteWatch Europe, i tre gruppi centristi hanno un tasso di vittoria superiore rispetto agli altri gruppi. Considerando che i tre gruppi politici spesso collaborano tra di loro, essi riescono in questo modo a spartirsi le posizioni chiave all’interno del Parlamento europeo.

Per questo motivo i deputati italiani del Partito Democratico, Forza Italia e il Nuovo Centrodestra sono gli unici a essere stati eletti alle posizioni più importanti all’interno del Parlamento europeo. Inoltre, dopo l’eclatante performance del partito di Matteo Renzi alle ultime elezioni europee, il Partito Democratico è diventato la più grande delegazione nel gruppo del centro-sinistra. Il fatto di essere il secondo più grande partito nell’intera assemblea ha dotato il PD di un notevole capitale politico.

Il secondo più grande partito politico italiano nell’assemblea europea, il Movimento 5 Stelle, fa parte dell’ EFDD insieme al Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (UKIP), precedentemente guidato da Nigel Farage. Il gruppo rimane relativamente isolato nel Parlamento europeo e la sua capacità di influenzare le politiche del Parlamento è abbastanza limitata. Ciononostante, per via del disinteresse degli inglesi per la politica europea, i grillini vengono spesso scelti come relatori ombra e relatori all’interno delle commissioni parlamentariInoltre, anche se questi due partiti sono uniti da un euroscetticismo di fondo, il Movimento 5 Stelle vota diversamente da UKIP su tante questioni politiche.

La Lega Nord fa parte del gruppo di estrema destra, l’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENF), che è composto principalmente dal Fronte Nazionale di Marine le Pen. Anche a causa delle dimensioni relativamente piccole della delegazione della Lega Nord, la sua capacità di influenzare le politiche rimane abbastanza limitata anche se la costituzione del gruppo ENF nel 2015 ha permesso ai parlamentari della Lega di diventare relatori di alcuni rapporti legislativi.

Il potere dei membri di Forza Italia è stato ridotto a seguito del risultato delle ultime elezioni europee. Uno dei più grandi partiti all’interno del EPP in passato, adesso può contare solo su 12 europarlamentari. Tuttavia, facendo parte del più grande gruppo politico nel Parlamento europeo, il partito di Berlusconi gioca ancora un ruolo attivo nell’assemblea europea, soprattutto per quanto riguarda la sua influenza legislativa.

Comportamenti di voto a confronto

Nel comparare i comportamenti dei voti dei principali partiti politici nel Parlamento italiano e in quello europeo, la prima differenza che balza all’occhio è la divergenza tra le posizioni di Forza Italia e Area Popolare (NDC-UdC). I due partiti sono entrambi membri del Partito Popolare Europeo nel Parlamento europeo e, per questo motivo, votano alla stesso modo nella maggior parte dei casi (i nostri dati mostrano una corrispondenza dell’80%)

In Italia, invece, in seguito alla scissione avvenuta all’interno del Popolo della Libertà nel Novembre 2013, Area Popolare è divenuta l’alleato principale di Renzi e, dal quel momento, si è quasi sempre allineata alle posizione del Partito Democratico. Questo patto di governo fa si che il gruppo di Angelino Alfano adotti delle posizioni meno conservatrici sulle questioni etiche. Di conseguenza la corrispondenza tra I voti di AP e Forza Italia nel Parlamento italiano è solo del 25%.

Per esempio, mentre in Europa, Alleanza Popolare ha votato contro delle proposte per rendere l’aborto più facilmente accessibile, in Italia, il gruppo ha votato contro una protezione tout court dell’obiezione di coscienza. In aggiunta, mentre nel Parlamento europeo, AP si è schierato contro l’approvazione dell’istituzionalizzazione dell’unioni civili per coppie omosessuali, in Italia l’ha sostenuta.

D’altro canto, Forza Italia è spostata a destra nel panorama politico italiano e addotta delle posizioni che assomigliano a quelle della Lega Nord, sia per quanto riguarda la critica all’Unione Europea e alle politiche di austerità, sia per quanto riguarda la politica estera (per esempio si è schierata contro le sanzioni alla Russia). I nostri dati mostrano una corrispondenza di voto tra Forza Italia e Lega Nord nella Camera dei deputati pari al 65%.

Per concludere, Forza Italia esprime delle posizioni più radicali nel Parlamento italiano che nel Parlamento europeo, dove il partito ha votato a favore delle sanzioni contro la Russia e supporta la proposta, sollevata da più parti, di stabilire una comune intelligence europea.

Per quanto riguarda il Partito Democratico, i nostri dati mostrano che gli europarlamentari piddini tendano spesso a votare contro politiche controverse e poco popolari, come per esempio le sanzioni contro la Russia, il rinnovo dell’autorizzazione per la commercializzazione del glifosato e le politiche di austerità (votando spesso insieme con la sinistra radicale e il Movimento 5 Stelle). A Roma, invece, I Parlamentari di Matteo Renzi sono più favorevoli a queste politiche (tendono a votare di più con il Nuovo Centrodestra su queste questioni).

Un’altra divergenza interessante riguarda il voto sulla proposta di vietare la vendita di bombe all’Arabia Saudita, armi che vengono utilizzate nei bombardamenti sauditi in Yemen: in Europa il Partito Democratico ha adottato una posizione fortemente favorevole al divieto, mentre ha rigettato la raccomandazione nel Parlamento italiano.

Come risultato, il partito guidato da Matteo Renzi è molto più vicino alla sinistra radicale e al Movimento 5 Stelle in Europa (con una corrispondenza di voto che oscilla tra il 65% e 80%) piuttosto a quelle di Area Popolare, con la quale condivide la maggior parte delle posizioni in Italia.

Nell’analizzare le posizioni del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord, abbiamo notato un minor numero di divergenze tra il comportamento di voto nelle due istituzioni legislative. Questo fenomeno può essere spiegato dalle posizioni più radicali adottate da questi partiti politici rispetto alle forze centriste. Di conseguenza, sarebbe più rischioso, per i loro europarlamentari, adottare delle posizioni che possano in qualche modo contraddire quello che i loro partiti sbandierano in Italia.

Un caso interessante riguarda l’istituzionalizzazione delle unioni civili: nel Parlamento europeo il Movimento 5 Stelle ha deciso di astenersi. Questa posizione rispecchia il comportamento di voto dei parlamentari grillini a Roma, che non hanno sostenuto l’iniziativa del governo mirante alle legalizzazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso (e non solo).

Le posizioni della Lega Nord sono allo stesso modo piuttosto coerenti. La differenza principale che abbiamo rilevato riguarda l’adozione di un reddito minimo garantito (spesso conosciuto come reddito di cittadinanza). Mentre in Italia la Lega Nord ha votato a favore di un reddito minimo garantito, di una consistenza pari al 60% del reddito medio italiano, nel Parlamento europeo i parlamentari leghisti hanno rigettato tale iniziativa.

I partiti di sinistra (come menzionato in precedenza, in questa ricerca compariamo il comportamento dell’Altra Europa con Tsipras con quello di Sinistra Italia-SEL) sono piuttosto coerenti per quanto riguarda i voti selezionati, anche se, nel Parlamento europeo, i tre europarlamentari di sinistra hanno contro le iniziative miranti a chiedere le dimissioni del Presidente della Commissione europea Juncker, mentre i colleghi italiani hanno supportato una simile proposta.

Per concludere, ci sono delle chiare divergenze tra i voti dei parlamentari italiani e delle loro controparti politiche nel Parlamento Europeo. Come dimostrato dalla nostra analisi, sulla base del contest istituzionale, alcuni partiti possono cambiare il loro orientamento politico (FI è più spostata a destra in Italia, mentre il PD è più spostato a sinistra nel Parlamento europeo). Questa variazione può essere spiegata da diversi fattori, tra cui l’esistenza di diverse coalizioni tra i partiti politici, l’impatto politico di una decisione, opportunismo e altro.

Tutto questo ci lascia molte possibilità per quanto riguarda il futuro della scena politica italiana, che sarà fortemente influenzata dal risultato dell’imminente referendum e delle prossime elezioni, dato che la nuova legge elettorale giocherà un ruolo importante nello stabilire quali saranno i futuri assetti politici del paese.


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