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I consigli “di carta” apparsi nella nostra newsletter TURING vs ASIMOV nei primi mesi del 2024: libri di matematica, biografie, fantascienza, tecnologia, fisica e tech-esoterismo da portare in villeggiatura.

Apparentemente non è facile scrivere racconti a base matematica senza scadere in uno dei peccati capitali dello scrittore (o del matematico).

Una raccolta con un numero elevato di racconti scritti da autori veri e con una quantità limitata e soprattutto circoscritta di peccati è il classico “Fantasia Mathematica” di Clifton Fadiman.

Nel club dei racconti de l libro si trovano storie di George Gamow, Martin Gardner, Arthur C. Clarke e G. H. Hardy. È un peccato veniale leggere i racconti migliori e lasciare il resto.

Il libro della mia vita” è la biografia di Girolamo Cardano scritta da Girolamo Cardano.

Cardano per fortuna non era un biografo (solo un: medico, matematico, filosofo e astrologo) e si nota nel fatto che la sua biografia è eccentrica, non apologetica (almeno in prima lettura) e stranamente segmentata in sezioni che comprendono molte tematiche tra cui cibo, malattie e amicizie.

Una biografia che espone la vita (molto) terrena di un pensatore (molto) affascinante.

L’Occhio del Purgatorio” non è un libro allegro. Si potrebbe dire che esplora in modo originale il concetto di tempo e di causalità. Si potrebbe dire anche che scorre (forse troppo) veloce e ha dei momenti che possono definirsi illuminanti. Scritto nel 1945 dall’interessante e misterioso Jacques Spitz, si percepisce più moderno di molti libri pubblicati qualche anno fa.

Pessimista, surrealista e fantascientifico quanto basta per veicolare l’idea.

Cosa affascinante dell’astrazione è che può influire drasticamente sulla longevità delle idee. È difficile leggere un libro che parla di tecnologia scritto negli anni Sessanta o Settanta, senza percepirlo come un testo di archeologia tecnologica.

Non è difficile, invece, leggere un libro che presenta l’astrazione matematica del concetto di “macchina di calcolo”, quale il testo “Computation: Finite and infinite machines” di Marvin L. Minsky, scritto nel 1967.

Anche questo libro probabilmente invecchierà nei decenni a venire, ma per ora è ancora giovane e utile per il faticoso lavoro di capirci qualcosa nella confusione tecnologica attuale.

The Persistence of Vision” è una raccolta di racconti di John Varley che vale la pena leggere.

I racconti vanno da The Phantom of Kansas del 1976 fino a The Persistence of Vision del 1978. Alcune idee rendono evidente la falsa novità di tematiche che si pensano essere (per un difetto di memoria o conoscenza) la cifra della modernità attuale.

La componente tech del concetto di identità sessuale e identità tout court è uno dei temi utilizzati meglio in alcuni dei racconti.

Unica (probabilmente inevitabile) pecca è forse che alcune suggestioni sono troppo ancorate al presente degli anni Settanta.

The Fourth Dimension and the Bible (1922) di William Anthony Granville è un libro difficile da scoprire ma facile da trovare (è disponibile free su Archive.org).

È un testo che si pone l’interessante questione se sia possibile utilizzare strumenti matematici per rendere più comprensibili alcuni fenomeni e concetti contenuti nella Bibbia.

Il libro è centrato sul concetto matematico di dimensione e, in particolare, cerca di rianalizzare problemi storico-teologici ipotizzando che le tre dimensioni spaziali siano una proiezione di una realtà più completa che, in prima istanza, viene proposta come quadridimensionale.

I ragionamenti sono chiari e leggeri, anche se mantengono un rigore matematico. Si trovano introdotti in modo semplice concetti importanti come la dimensione topologica. Inoltre, per rendere la comprensione più facile al lettore, viene utilizzata l’analogia della flatlandia proposta da C. H. Hinton.

Libro curioso, interessante e scritto bene. Affascinante poi il fatto che ci si possa imbattere in concetti che sembrano quasi fuori posto nel 1922, dato che sono più centrali nella rivoluzione della fisica dei decenni successivi.  

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L’opera “I paradossi dell’infinito“, scritta dall’importante matematico Bernard Bolzano e pubblicata postuma nel 1851, è una gradevole valutazione filosofica del concetto di infinito in matematica.

Il punto di vista è quello della matematica (non troppo) pre-Cantor. Ci sono già molti ingredienti che oggi si danno per scontati (e che quindi spesso neanche più si apprezzano). L’ultima parte dell’opera è dedicata alla fisica e risulta forse ancora più utile ora di quando è stata scritta.

Se si vuole sedere sulle spalle dei giganti, meglio leggerli e cercare di capirli, magari partendo da questo libro.

Si potrebbe pensare che, indipendentemente dal settore, le belle idee abbiano vita facile finché non si scontrano con la realtà. Sabine Hossenfelder, fisica teorica e ora Youtuber, nel suo libro “Lost in Math: How Beauty Leads Physics Astray” (2018), racconta lo scontro tra la fisica teorica degli ultimi decenni e la realtà rappresentata dagli esperimenti.

Le magnifiche sorti e progressive della nuova fisica sono state affidate, secondo l’autrice, all’estetica matematica delle teorie. L’estetica, nel caso di specie, è stata sublimata nei concetti di simmetria e naturalezza.

Gli esperimenti degli ultimi decenni hanno fatto torto alla bellezza delle teorie proposte. I teorici quindi (alla faccia di Kuhn e Popper), hanno deciso che le belle e naturali teorie, per sopravvivere alla crudele natura, avrebbero potuto incorporare un po’ del brutto della realtà (negando, sempre secondo l’autrice, il motivo della loro genesi). Mutatis mutandis, il canovaccio è applicabile alla politica, all’economia e, probabilmente, alla nascente AI.

Il libro è molto piacevole, leggibile (in modo ridotto) anche per i non esperti, e tristemente condivisibile.

Not So Much, Said the Cat (2011) è una collezione di brevi racconti di fantascienza di Michael Swanwick. I racconti sono scritti bene e scorrono facilmente anche per il lettore moderno. Per chi non è aduso ai temi della fantascienza è una buona prima esposizione ad alcune delle idee più interessanti che il settore ha da offrire. Per i lettori appassionati di sci-fi il consiglio è di prendere questa lettura come una sorta di passacaglia. Il passacaglia è una forma musicale che si basa sulla variazione di un tema di base.

Molti autori moderni sembrano scrivere variazioni di temi, piuttosto che idee originali (difficili da trovare) e, in questo caso, le variazioni sono (a tratti) molto gradevoli.

Hanno un valore tutte le nozioni tecno (o pseudo) scientifiche, relative ai temi più disparati, come il dark web, le realtà parallele, il retro-gaming, unite a quella complessa rete di leggende urbane moderne da social tech, strane connessioni acausali nei film e altri media, che ci convinciamo di riconoscere?

Probabilmente sono utili per apprezzare la lettura di “Rabbits” (2021) di Terry Miles, che gemma dal famoso podcast dello stesso autore e con lo stesso titolo.

La storia scorre rapida e strizza l’occhio a chi è immerso e apprezza il mondo, appena sotto il filo dell’acqua, dei complotti tecnologici.

Per chi conosce un po’ di scifi, la storia sembra anche un patchwork di diverse trame note. È evidente l’eco di Fringe, Star Trek, Lost, Twilight zone…

Libro interessante, non un capolavoro (forse farebbe più scena come script per un videogioco first-person adventure) ma è decisamente piacevole da leggere.

Rispetto ad altri libri del genere ha il vantaggio di essere collocato nel presente, utilizzando correttamente le diverse suggestioni.

Ma qualcuno ha scritto un racconto che si basa (anche) su quello che oggi viene chiamato effetto Mandela, già nel 1958?

The Big Time di Fritz Leiber ha come tema l’incertezza del tempo storico e del tempo futuro.

La storia segue la storia di chi, per motivi bellici, modifica la realtà storica. L’ambientazione è un altrove che potrebbe essere un posto in un episodio di Sapphire and Steel oppure un palcoscenico di un teatro.

Nella trama viene creato un legame tra relatività ed elementi soprannaturali che risulta molto gradevole.

Il racconto scorre in modo naturale e i personaggi, molto diversi dagli stereotipi dei racconti moderni, sono sicuramente da scoprire.

In una poco afosa estate, se a qualcuno venisse la malaugurata idea di capirci qualcosa della fisica moderna, il consiglio (di carta) è di iniziare da “Le avventure di Mr Tompkins” (1965) di George Gamow.

Gamow (importantissimo fisico e ottimo scrittore) è uno dei pochi autori capaci di raccontare l’argomento in modo sensato e non noioso. Il libro racconta appunto delle avventure surreali e fantastiche di Mr Tompkins, approfondendo aspetti surreali e fantastici della realtà fisica.

L’eleatico Zenone (ammesso che sia veramente esistito) riuscì a dimostrare – partendo da adeguati assiomi – che il movimento è un’illusione.

Strabiliante che nella vivace Atene sia stato capace di intuire quello che solo ora, guardando la moderna società occidentale, appare evidente.

Nel libro “Achille e la tartaruga. Il paradosso del moto da Zenone a Einstein” del famoso matematico Joseph Mazur, il problema di Zenone viene portato fino alla modernità.

Il libro non è focalizzato sul tema principale, ma è una passeggiata piacevole di circa 2500 anni e la complessità di lettura può essere decisa dal lettore.

Libro consigliato per chi si vuole preparare ad affrontare discorsi dotti con amici immaginari e autori di newsletter.

In estate è concesso avere letture più leggere. Quantum Shorts è una collezione di rapide o rapidissime storie che si sviluppano attorno a concetti della meccanica quantistica.

Il libro è stato pubblicato nel 2018 ed è un figlio della modernità. L’origine dei racconti è infatti la “Quantum Shorts flash fiction competition” promossa dal Centre for Quantum Technologies (CQT) della National University di Singapore.

L’effetto di collezionare questo tipo di storie ha generato un libro che, nello spirito quantistico, è una sovrapposizione di racconti di qualità differente.

La qualità è comunque più che buona e la maggior parte dei racconti riesce a non seviziare i concetti scientifici alla loro base.


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