In attesa del nuovo Governo e prima che sappia troppo di vecchio, ripeschiamo questa breve analisi, rimasta dallo scorso novembre nei cassetti di Elif Lab.
Cosa ci raccontano gli atti di indirizzo e controllo sull’attuale legislatura? Abbiamo osservato alcuni aspetti di questi documenti, tra i più facilmente reperibili sui siti di Camera e Senato e disponibili in formato open su dati.camera.it
Nella prima parte di legislatura (dal 23/03/2018, fino al termine del Governo Conte I), sono stati presentati 11235 atti alla Camera e 5484 al Senato, così divisi per tipologia:
Il periodo del Governo Conte II, corrisposto negli ultimi mesi alla crisi sanitaria, ha visto spostarsi leggermente il tipo di atto di preferenza, con un aumento alla Camera degli ordini del giorno presentati in assemblea (passati dal pesare il 25.61% sugli atti presentati, al 34.34%) e una diminuzione relativa delle interrogazioni a risposta in commissione, scese al 18.29% dal 24.02%.
Al Senato sono invece aumentati gli ordini del giorno in commissione (29% vs 17.69% durante il Conte I) e diminuite le interrogazioni a risposta orale (dal 20% al 15% circa, sul totale degli atti presentati in questo ramo del Parlamento nel periodo considerato).
La differenza nella frequenza di utilizzo degli ordini del giorno in commissione nelle due camere è riconducibile a differenti prassi regolamentari, più restrittive alla Camera rispetto alla possibilità di avvalersi di questo strumento nell’ambito dei lavori all’interno delle Commissioni.
Complessivamente, durante il periodo di Governo Conte II, fino al 1° Novembre 2020, sono stati presentati 12027 atti di indirizzo e controllo alla Camera e 5880 al Senato.
Rispetto al tasso di risposta su interrogazioni e interpellanze, alla Camera si va dal 48.73% di risposte ottenute su interrogazioni a risposta orale, al 14.21% sulle interrogazioni a risposta scritta (42.26% è il tasso di “successo” delle interpellanze, 44.33% quello delle interrogazioni a risposta in commissione).
Più complessa la situazione al Senato, secondo i dati resi disponibili: i due Governi Conte hanno, nel periodo considerato, risposto a una singola interpellanza (1.37% del totale). Va appena meglio con le interrogazioni a risposta orale (27.90%) e a risposta scritta (14.17%).
Per un breve focus sulle tematiche affrontate, abbiamo utilizzato i dati di EUROVOC, il thesaurus multilingua realizzato e mantenuto a livello europeo.
Il punto dolente, in questo caso, è che, per ragioni che stiamo indagando, gli atti da marzo 2020 in poi non riportano più alcuna tassonomia nei dati ufficiali. Nei futuri aggiornamenti dell’analisi utilizzeremo quindi dei nostri algoritmi di classificazione tematica.
Rispetto a quanto accaduto fino a Marzo 2020, i tag EUROVOC sono sì utili ma troppo puntuali per lo scopo (al Senato, ad esempio, sono stati usati ben 1930 tag EUROVOC differenti per le interrogazioni e le interpellanze). Abbiamo perciò utilizzato alcune tecniche per accorparli.
Ogni documento può avere più EUROVOC: abbiamo quindi indagato la co-occorrenza dei tag in questo tipo di atti, partendo dall’ipotesi che non sia casuale, ma indotta da macro-temi di fondo.
Il nostro approccio è quindi stato il seguente: ogni documento definisce un vettore con 1 se contiene un dato tag e 0 se non lo contiene. Si definisce così la matrice: (Tag x Documenti).
Alla matrice (Tag x Documenti) viene applicata la tecnica Non-negative Matrix factorization che permette di far emergere co-cluster.
I tag si raggruppano in questo modo in temi e i temi caratterizzano i documenti.
La tabella che segue ci mostra i primi otto cluster per numerosità, ottenuti con la tecnica descritta applicata sulle interrogazioni e le interpellanze presentate alla Camera da inizio legislatura al primo novembre 2020.
Un altro punto di vista politicamente interessante è quello delle co-firme. Ogni atto più avere più firme. Nello specifico, tra tutti gli atti presentati fino al 1 Novembre 2020, il 55.60% aveva più di un firmatario.
I co-firmatari possono essere rappresentati in un grafo G.
X ha co-firmato n volte con Y, allora nel grafo G:
– X e Y appartengono all’insieme dei nodi,
– l’arco XY appartiene all’insieme degli archi e
– la mappa W:arco->peso è definita per l’arco XY come W(XY) = n
Partiamo dall’ipotesi che la struttura del grafo sia influenzata da alcuni fattori non evidenti.
I fattori si riflettono sulla densità locale degli archi: facendo emergere i cluster/comunità del grafo se ne può mostrare l’effetto macroscopico.
Per evidenziare i cluster abbiamo utilizzato la tecnica Markov Cluster (MCL). La tecnica è correlata alla probabilità, in questo caso, che ci sia un atto cofirmato da X e Y calcolata su G, se interpretiamo G come catena di Markov.
La tecnica MCL ha un parametro libero “inflation”. Il parametro scelto è quello che massimizza la metrica “modularità” che indica quanto sono compatti i cluster.
Nella rappresentazione, ciascun parlamentare firmatario o co-firmatario è rappresentato da un pallino, tanto più grande quanto più è centrale all’interno del grafo (la grandezza del nodo è calcolata attraverso l’algoritmo di pagerank).
Gli archi uniscono ciascun co-firmatario al primo firmatario dell’atto e il loro peso è tanto più rilevante quanto più numerose sono state le co-firme tra i due parlamentari.
L’immagine mostra l’evoluzione del network delle cofirme su interpellanze e interrogazioni al Senato. Abbiamo indagato tre fasi: una prima determinata principalmente dalle dinamiche del Governo Conte I; la seconda in cui abbiamo isolato quanto accaduto dall’inizio del Governo Conte II al primo Marzo 2020, preso come punto di riferimento rispetto all’inizio dell’“era COVID”; la terza copre, invece, gli ultimi mesi fino all’1 Novembre 2020. I colori rappresentano i diversi cluster di co-firme individuati.
Non è difficile immaginare che l’elemento aggregante principale sia dovuto alla comune appartenenza a un gruppo parlamentare e si rispecchino in questo grafo le dinamiche di maggioranza e opposizione, anche considerata la natura degli atti analizzati. Questa tecnica ci permette però di individuare anche chi si situa come “ponte” tra gruppi differenti.
Ad esempio, navigando il grafo del periodo del Governo Conte I emerge il ruolo di alcuni senatori del gruppo Autonomie che co-firmano tanto con il Partito Democratico quanto con il centro-destra (Forza Italia e Fratelli d’Italia) (Grafo 1). Si poteva notare, già allora, il ruolo di raccordo svolto da Liberi e Uguali tra le istanze M5S e quelle del Partito Democratico (la label associata a ciascun parlamentare riporta tutti i gruppi di cui è stato membro nel corso della legislatura) (Grafo 2).
Grafo 1
Grafo 2
Il periodo del Governo Conte II, dapprima analizzato fino all’inizio dei mesi di pandemia, racconta un sistema di collaborazioni differenti, anche a causa del ruolo assunto da Italia Viva e al maggiore isolamento della Lega.
Grafo 3
Grafo 4
Le dinamiche maggioranza contro opposizione del Conte II si vanno intensificando in era COVID, in cui diminuiscono le collaborazioni tra gruppi collocati sui due fronti. È possibile identificare nel grafo due aree ben distinte: maggioranza (Grafo 3) con un gruppo M5S molto compatto, elementi del misto, Partito Democratico e Italia Viva. Sull’altro fronte, relativamente isolata, l’opposizione (Grafo 4).
Includendo i dati di dicembre 2020 e gennaio 2021 ci ripromettiamo di indagare in una prossima analisi se possa emergere anche da questo tipo di atti un progressivo distanziamento di Italia Viva dagli altri partiti della maggioranza di Governo.
Oltre a una dimensione temporale, potrebbe risultare significativo agganciare anche un focus per tema. Un futuro aggiornamento di quest’analisi potrebbe così consentirci di comprendere quali siano le tematiche che spingono maggiormente a strutturare queste coalizioni intergruppo, verificando se si tratti di posizioni dettate dai singoli parlamentari o di convergenze programmatiche più estese.
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