Come almeno 24mila persone già sanno, Radio Radicale rischia di chiudere il prossimo 21 Maggio.
Come mai?
In breve: fino a quest’anno la radio riceveva 8,2 milioni di euro ogni anno per la convenzione stipulata con il Ministero dello Sviluppo Economico relativa alla trasmissione in diretta delle sedute di Camera e Senato e 4 milioni come contributo all’editoria, essendo riconosciuta come impresa radiofonica privata che si occupa di interesse generale mandando in onda “quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti”.
Nella legge di Bilancio 2019, però, la convenzione per le sedute è stata prorogata per soli 6 mesi e per il 2019 sono stati stanziati solo 5 milioni di euro lordi. Dal 2020, inoltre, è stata prevista l’eliminazione del contributo all’editoria.
Poiché i costi della radio ammontano a circa 12 milioni di euro annui (come indicato sul sito di Radio Radicale), è evidente come la radio non possa continuare a sopravvivere o sia perlomeno costretta a sospendere le proprie trasmissioni in attesa di capire come poter finanziare le attività future (n.b. la radio non trasmette pubblicità e risulta essere organo di partito della Lista Marco Pannella: cosa sia la Lista Marco Pannella aprirebbe una lunga spiegazione su come siano organizzati oggi i militanti radicali che vivono in Italia, ma questa riteniamo non sia la sede opportuna per tali approfondimenti).
Oltre alle trasmissioni in onda quotidianamente, Radio Radicale cura fin dagli anni ’70 un poderoso archivio di documenti audio e video — oggi quasi totalmente digitalizzato — che comprende oltre 14mila sedute parlamentari, le voci di più di 225mila oratori, 24mila udienze di processi, quasi 17mila convegni. Un patrimonio alimentato ogni giorno grazie alle registrazioni integrali delle trasmissioni di Radio Radicale e che ricomprende anche molti contributi mai andati in onda.
I documenti sono pubblicati con licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Italia (CC BY 2.5 IT) che consente di condividerli e modificarli, specificandone la paternità (l’archivio completo si trova qua).
Abbiamo deciso di fare alcune analisi sui materiali presenti nell’archivio per capire e spiegare cosa sia Radio Radicale, di cosa si occupi e alimentare un dibattito in cui molte voci anche autorevoli si sono espresse per salvare la radio (e qua trovate la petizione su Change.org) e in cui pare non vi sia, purtroppo per la concretezza dello stesso dibattito, nessuno che voglia davvero prendere parola in favore della chiusura.
Abbiamo analizzato un mese di documenti dell’archivio: dal 10 febbraio 2019 al 10 marzo dello stesso anno.
Abbiamo escluso dall’analisi le sedute del Parlamento, per focalizzarci sugli altri materiali prodotti giornalmente dalla radio. Si tratta di documenti molto diversi, in cui spiccano le rubriche realizzate dalla redazione (321), le interviste (309), seguite da dibattiti (100), convegni (65) processi (64) e conferenze stampa (60).
Il minutaggio medio più impegnativo è quello di 340 minuti dei congressi, le interviste durano in media 8 minuti (un bel numero pensando ai sound bites televisivi); udienze, dibattiti e lezioni si aggirano intorno ai 100 minuti.
Ma cosa raccoglie l’archivio di Radio Radicale? Di cosa si parla in questa radio?
Un’analisi dei tag associati ai documenti, ci racconta alcuni dei temi che sono stati toccati nel mese analizzato: dalle attività del parlamento a quelle della giustizia, ambiente, mercato, economia, infrastrutture, diritti civili, immigrazione, informazione, geopolitica, religione… oltre alle numerosi voci partitiche chiamate in causa (come si sente spesso su Radio Radicale, “in una voce, tutte le voci”).
Abbiamo poi estratto dalle descrizioni dei documenti le entities: anche da questo tipo di approccio emerge una programmazione variegata, in cui alcuni dei temi più cari al mondo radicale (informazione, democrazia, diritti civili, giustizia) si incontrano con un racconto della politica internazionale e l’attenzione data alle attività della politica italiana.
Restringendo il campo ai temi affrontati dalle molte rubriche prodotte da Radio Radicale (le nostre preferite sono — oltre ovviamente alla rassegna stampa “Stampa e regime” — “Speciale Giustizia”, “America sociale”, “L’ora di Cindia” e “Radio Carcere”), il nostro algoritmo per la classificazione dei documenti scova tra gli argomenti più trattati quelli dei diritti civili e delle libertà, tecnologia, giustizia, politica internazionale, scienza, economia e attività istituzionale.
Molte, si è detto, e varie sono le voci che Radio Radicale interpella ogni giorno. Il tag cloud ci mostra le più frequenti tra gli intervistati nel mese analizzato. Si tratta di esponenti di tutte le parti politiche ed esperti afferenti ai settori più diversi.
Sarebbe sicuramente un peccato se le attività di questo archivio unico in Italia dovessero terminare e bloccarsi. Non esiste davvero un modo di salvare Radio Radicale e la sua natura di servizio pubblico?
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