La recente, incresciosa, vicenda della Ferrari posteggiata nel centro di Milano sul parcheggio per disabili e seguente lite, con aggressione verbale da parte del proprietario dell’auto nei confronti del padre del ragazzo disabile ha riempito per giorni le pagine dei giornali. Un fatto di cronaca che ormai siamo, purtroppo, abituati a leggere troppo spesso.
Uno spunto però per una riflessione che abbiamo fatto, insieme agli amici di StrategyCom, società esperta in strategie di comunicazione online e offline, sulle ricadute in termini di percezione e immaginario collettivo dell’accaduto.
Abbiamo analizzato insieme i commenti su Facebook ai post con cui alcune testate nazionali hanno riportato la notizia. Nello specifico sono stati analizzati:
1 post da Repubblica.it (2114 commenti)
3 post da Corriere.it (1473 commenti)
1 post da Huffington Post Italia (350 commenti)
1 post da Il Fatto Quotidiano (673) commenti)
3 post da Il Giornale (272 commenti)
3 post da Il Giorno (53 commenti)
1 post da La Stampa (257 commenti)
I post di commento agli articoli di cronaca rivelano un trend preciso: l’opinione pubblica si scaglia ferocemente contro il “mostro” di turno — il proprietario della Ferrari — senza leggere con la dovuta profondità, le reali motivazioni per cui dovrebbe essere condannato.
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Le ragioni etiche e comportamentali non sono al primo posto nell’analisi semantica dei commenti. Viene piuttosto privilegiato l’aspetto più materiale della vicenda.
Le critiche e le disapprovazioni rispetto a quanto avvenuto sono particolarmente dure soprattutto perché il protagonista in negativo della vicenda è ricco, residente in svizzera (seppur italiano ma questo la gente non lo coglie) e ostentatore sfacciato della sua bella vita. I commenti quindi lo criticano per quello che è non tanto per quello che ha fatto.
Facile quindi porsi una domanda: se lo stesso fatto di cronaca fosse stato riferito a un conducente 70enne di una utilitaria le reazioni sarebbero state le stesse? Probabilmente no. E non sarebbe stato nemmeno identico il risalto mediatico suscitato dalla vicenda.
I commenti si concentrano su Caino non tanto per quello che ha fatto quanto per quello che è, per ciò che rappresenta: la sua ricchezza sfrontata e ostentata, la sua strafottenza e la sua arroganza.
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La componente che appare più allarmante è al contrario la scarsa considerazione con cui viene commentata la vicenda guardata con nell’ottica della vittima. Non tanto del padre guidatore, quanto del ragazzo con disabilità che ha vissuto in prima persona l’abuso. Qui i commenti sono più stemperati e solo in quelli dell’articolo apparso su Repubblica la concorrenza del termine disabile avviene con i termini diritti e persona.
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Ecco proprio questo è il fattore che maggiormente emerge dal sentiment popolare: non si sottolinea, forse abbastanza, come i disabili siano persone e che comportamenti come quello adottato dallo sfrontato guidatore vadano a ledere dei diritti che non sono concessi per grazia ricevuta che ma afferiscono a sfere etiche e sostanziali che vanno oltre a una striscia e un simbolo dipinto sulla carreggiata.
Diritti che riguardano, e questo è il vero insegnamento da cogliere nella vicenda, la sfera personale, emotiva e sociale di una persona con disabilità.
Metodologia:
Sono stati analizzati i commenti relativi ai post riguardanti l’evento, pubblicati sulle pagine Facebook di alcuni tra i più importanti media italiani (Repubblica.it, Corriere.it, Huffington Post Italia, il Fatto Quotidiano, il Giornale, il Giorno, La Stampa).
Per ciascuna pagina si è effettuata un’analisi dei testi con metodologie di text mining per estrarre dai commenti le parole significative e i concetti semantici.
I grafici rappresentano quindi le conversazioni avvenute in risposta ai post selezionati sulle pagine Facebook.
Ogni macchia di colore rappresenta un cluster di parole differente, ossia un insieme di parole che troviamo spesso associate nei commenti. Questi cluster rappresentano concetti emergenti dai commenti.
Per ciascun cluster è indicato in percentuale il peso sul totale dei commenti ai post.
La grandezza delle parole è legata alla loro centralità all’interno di ognuno di questi cluster.
Le parole più grandi hanno un ruolo pivotale sia per frequenza sia per la definizione dei concetti.
Le parole che si trovano al centro del grafico sono le più centrali nell’intera conversazione rappresentata.
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