Ecco i consigli “di carta” apparsi nella nostra newsletter TURING vs ASIMOV (ma come, non sei ancora iscritto?) nei primi 7 mesi del 2022: letture al mare e in montagna per appassionati di tecnologia, fantascienza, intelligenza artificiale, logica e matematica.

My Name is Legion di Roger Zelazny è una piccola raccolta di 3 racconti.
Il filo rosso che li collega è il fatto che il protagonista “non esiste” nella rete di computer mondiale. Questa sua peculiarità lo rende particolarmente adatto per risolvere alcune situazioni particolari (che, ad esempio, riguardano l’utilizzo di bombe nucleari per scopi creativi). I racconti quindi sarebbero le tipiche storie di una persona senza identità digitale, se non fosse che il libro è stato pubblicato nel 1976 e lo stesso concetto di identità digitale era ancora fantascienza.

Ma il nucleo solido della Terra è proprio solido?
Dato che qualche moderna simulazione ricorda che la scienza non ha verità scritte sulla pietra (consigliamo di dare un occhio ad esempio a questo articolo), può essere il momento giusto per (ri)leggere il classico “Viaggio al centro della Terra” di Jules Verne. Magari, in fondo, la visione di mister Verne durerà più a lungo dell’attuale conoscenza scientifica.

Ai cultori di Squid Game e simili sicuramente non manca la lettura di Battle Royale (バトル・ロワイアル). O forse sì. L’opera di Koushun Takami, pubblicata nel 1999, è considerata da alcuni il “Lord of the Flies” del 21esimo secolo e ha portato al film omonimo del 2000, con un Takeshi Kitano triste e pericoloso.
La storia tratta dei “soliti” (se la si guarda dal 2021) ragazzini posti in un’isola contro il loro volere da una società distopica (per come la si intendeva nel 2000). L’obiettivo è quello di combattersi. Il premio è rimanere vivi.
In un Occidente sempre più spaventato dai sentimenti negativi (tanto da generarne nuovi e non riconoscerli), sarebbe interessante se, utilizzando qualche moderno satellite, si scoprisse qualche isola di sfogo capace di garantire l’apparente non-equilibrio emotivo.

Non si può dire che Roberto Calasso fosse un personaggio banale. Il suo libro “L’innominabile attuale” dà una visione profonda della modernità secolarizzata raccontando i limiti dell’attuale.
I temi del transumanesimo e dell’algoritmica vengono analizzati con un raro rispetto della complessità.
Libro consigliato anche per incentivare una consapevole tristezza per l’oggi.

Sono passati 101 anni dalla nascita di Leonardo Sciascia e TURING vs ASIMOV non aveva ancora proposto un suo libro.
Il libro che abbiamo consigliato a Gennaio è “La scomparsa di Majorana“. Sciascia racconta sciascianamente (quindi molto bene) il vero giallo sulla scomparsa di uno dei fisici più importanti del secolo ormai passato.
Il soggetto è affascinante almeno quanto il contesto. Majorana scompare nei “trent’anni che sconvolsero la fisica” (titolo di un bel libro di George Gamow che magari consiglieremo in futuro) e prima dello scoppio della bomba atomica.

È circa dal tempo dei lumi che il tempo ciclico, almeno nell’Occidente, è gradualmente stato sostituito dall’evoluzione continua.
Che il modello evolutivo sia valido o no, è comunque interessante leggere un racconto minuto che lo espande verso il futuro (ovviamente utilizzando un enorme calcolatore).
Asimov fa questa operazione nel racconto “The Last Question” e prova a dare the last answer.

La fantascienza fondata nel rigore della scienza e nella logica ha il suo fascino, se scritta bene. Nel caso di “Memories of the future” di Sigizmund Krzhizhanovsky ci si trova dal lato opposto.
Il libro è una raccolta di racconti che sono stati definiti protoscientifici e che divergono dalla logica in modo onirico. Dai racconti traspaiono alcune caratteristiche di sapore kafkiano della Mosca sovietica degli anni Venti del Novecento, che forse hanno riflessi nell’Europa del 2022.
Contiene una buona quantità di svago e qualche interessante angoscia.

Simulacron-3 (pubblicato anche con il titolo “Counterfeit World“) viene prima della maggior parte delle moderne storie riguardanti possibilità/impossibilità di valutare se la realtà sia reale. Uno dei temi della storia è l’angoscia di capire e predire l’opinione pubblica. Questa necessità mondana porta all’atto creativo di mondi virtuali che però minano la certezza della realtà reale.
Il racconto scritto da Daniel F. Galouye nel 1965 resiste ai segni del tempo e merita il tempo della sua lettura.
Da questa storia originano in modo più o meno diretto diversi film. Il più bello (per il gusto di chi scrive) è forse il film per la tv tedesco “World on a Wire” del 1973 e il più famoso è “The Thirteenth Floor” del 1999 (semi dimenticato per colpa del cugino ingombrante “Matrix”).

Il libretto “La biblioteca universale e altre fantasie” che raccoglie alcuni racconti di Kurd Lasswitz (Laßwitz, se preferite usare la ß) è una rapida ma profonda (anche se leggera) lettura di un autore poco noto e poco tradotto in Italia. Vissuto tra il 1848 e il 1910, viene spesso definito il Jules Verne tedesco. I suoi racconti sono certamente più moderni di molta moderna fantascienza. Hanno inoltre un fascino ulteriore legato al sottotraccia filosofico che tiene vicine scienza e metafisica.

Il libro “Symbolic Logic And The Game Of Logic” di Lewis Carroll non è un libro di fantascienza, ma è probabilmente un libro che Turing e Asimov hanno letto.
Carroll è stato l’autore di “Alice nel paese delle meraviglie”, ma era anche un matematico. Se vi piace la logica simbolica la lettura di questo libro è consigliata (la sua lettura è consigliata ovviamente anche in caso contrario).

Il cognome (dei fratelli) Strugatsky è uno dei più importanti in relazione alla fantascienza sovietica anni Settanta. Non parleremo di “Picnic sul ciglio della strada” da cui Tarkovsky ha tratto il famoso (e leeento) film “Stalker“, ma di “Definitely Maybe”.
In questo rapido racconto surreale e affascinante il primo protagonista è un astrofisico di nome Dmitri. Lo incontriamo mentre sta lavorando al suo importantissimo progetto da premio Nobel. Pronto a terminare il lavoro viene continuamente distratto da eventi casuali all’apparenza non correlati. Nel corso del racconto si incontrano altri scienziati alle prese con lo stesso “problema”… “Di sicuro forse” uno dei libri di fantascienza da leggere in questi tempi cupi.

Dato che Wikipedia classifica “Dissipatio H. G.” di Guido Morselli come “romanzo di fantascienza post apocalittica”, questo racconto ha sicuramente un posto nella nostra newsletter.
Il suo posto però è necessariamente isolato rispetto alla lista di titoli evocati dalla descrizione “wiki”.
L’apocalisse è presente e primo motore del romanzo, anche se è silenziosa e oscura. Un libro molto particolare, articolato, triste e soprattutto solitario.
Si possono forse trovare assonanze con il libro “I Am Legend” di Richard Matheson, anche se in “Dissipatio H. G.” zombi non ce ne sono. Probabilmente ci sono affinità (ispirate forse dal caldo di questi giorni) con il film “Dawn of the Dead” del 1978, dove al posto dei morti viventi ci sono i pensieri del protagonista attorno alla montagna, a Freud e all’esistenza.

Il buon consiglio per chi leggerà “The Lathe of Heaven” di Ursula K. Le Guin è di immaginare gli eventi globali degli ultimi anni all’interno della storia.
Il titolo è colpa di una frase (monito) attribuita al filosofo cinese Chuang Tzu: “To let understanding stop at what cannot be understood is a high attainment. Those who cannot do it will be destroyed on the lathe of heaven (知止乎其所不能知,至矣。若有不即是者,天鈞敗之。)”. Il racconto affronta la paura che i sogni diventino realtà portando disastri in un contesto che somiglia alla teoria del multiverso (almeno secondo uno dei personaggi).
Consigliato soprattutto a chi apprezza una fantascienza più concettuale che tecnica.

Il tempo accelerato della tecnica sta permettendo di riempire enormi discariche in tutto il pianeta e di trasformare in archeologia quella che era tecnologia qualche decennio fa.
L’archeologia della tecnica moderna ha la fortuna di poter essere raccontata da dinosauri viventi, come i programmatori di videogiochi degli anni 70 e 80.
“Creating Q*bert and Other Classic Video Arcade Games” è scritto dal dinosauro programmatore del gioco Q*bert (1982), Davis Warren.
Sarebbe interessante se uno storico riuscisse a stimare, grazie a questi reperti, il rapporto tra la velocità della storia classica e quella tecnica. Come al solito alla fine del libro ci si accorge di quanto sia apparente la distanza tra modernità e antichità.
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